Terzo mondo. Il titolo ha un doppio senso, che sarà chiarito dalla lettura.
Dovevo andare da Trieste a Savona e ritornare. Ed ecco il resoconto.
Un tempo "co' ierimo putei" si saliva in treno a Trieste e si scendeva a Savona (il treno finiva la corsa a Marsiglia). Preistoria...
All'andata un Freccia Bianca diretto Trieste-Milano. Non molto comodo, perchè questi treni moderni sono stati progettati per chi viaggia con la 24 ore, non con bagagli, per cui l'arte di arrangiarsi diventa indispensabile. Orribile poi quell'aria condizionata che ti soffia a lato da subito sotto il finestrino, per cui se appoggi il braccio ti viene un reumo. Per non parlare poi dei posti sempre più stretti, per cui dipende dalla fortuna se vedi qualcosa dal finestrino o ti capita la visione della parete. Come diceva quel tale, pare che questi treni siano progettati da gente che in treno non ci va.
A Milano Centrale esiste un problema praticamente da sempre. I treni della linea Venezia arrivano e partono ai binari 8 e 9, quelli della linea Genova ai binari 18 e 19. Quindi bisogna farsi tutto il tragitto fra dieci binari più in là. Al quale va aggiunto (il mio caso) tutto il tragitto lungo i treni, perchè se il treno ha 12 vetture e la prenotazione ti ha messo nell'undicesima, bisogna inoltre arrivare dalla vettura al paraurti prima di spostarsi verso la decina di binari più in là. Come se non bastasse i sommi geni che programmano gli orari hanno da sempre deciso che la coincidenza è di quindici (15) minuti ai quali però vanno tolti gli eventuali minuti di ritardo con cui il treno in arrivo a Milano arriva...nel mio caso sette. Così io ho da sempre fatto le prenotazioni per il proseguimento del viaggio con il treno dell'ora dopo, i quindici minuti previsti dalle FS più i sessanta previsti da me...così le cose funzionano.
Qui nello spostamento succede un fatto collegato con il terzo mondo, ma siccome questo fatto si collega anche con il viaggio di ritorno ne riparleremo.
Il treno Milano-Ventimiglia è un buon vecchio Intercity, con le vetture che ai loro tempi facevano i TEE...dopo le varie freccie bianche e rosse sembra di essere in paradiso. Il viaggio fino Savona fila liscio, a parte un cinque minuti di ritardo dovuti all'inversione di marcia a Genova con cambio di locomotiva, l'orario prevede dieci minuti, alla svizzera, ma per le ferrovie italiane sono troppo pochi, e infatti non bastano.
E veniamo al ritorno. Un viaggio di ritorno che definirlo "tragicomico" e poco.
In stazione di Savona l'Intercity Ventimiglia-Milano è atteso alle 10.33. Alle 10.23 appare l'avviso "ritardo minuti 5", quindi il treno arriverà alle 10.38. Considerando i problemi del binario unico verso Ventimiglia complicato per di più dalla "rete snella" di Moretti in sostanza il treno viaggia bene. Il binario di corsa Ventimiglia-Genova è il terzo. E qui succede un fatto strano. Alle 10.34 il segnale di partenza passa al verde. Ma non dalla parte di Genova, da quella di Ventimiglia! Viene da pensare: allora adesso transiterà un treno verso Ventimiglia sullo stesso binario che non è quello di corsa verso Ventimiglia che è il due,
perciò questo treno viaggia spostato sul binario di destra contro l'Intercity, ma siccome il segnale è verde allora l'Intercity è pure lui spostato, dovrà aspettare che passi questo treno e poi fare una deviata per arrivare al binario tre, dove sta la logica? Improvvisamente alle 10.39 il segnale verde torna rosso e diventa verde quello verso Genova! Allora il dirigente movimento sta dando i numeri! Come il treno si è annunciato invece di fargli l'itinerario verso Genova ha fatto quello contrario verso Ventimiglia! Quindi l'Intercity ha sicuramente trovato un rosso. E infatti quando arriva non ha più cinque minuti di ritardo ma dodici.
Pare finita, e invece è appena cominciata.
La vettura prenotata è la n.2. Vi sono parecchie persone con la prenotazione. La porta non si apre. Tutti a correre verso l'altra porta, che pure non si apre. Non resta che salire sulla vettura n.3 e poi uno alla volta spostarsi con tutti i bagagli nella vettura n.2. Appena sistemati, arriva il capotreno. La vettura n.2 è guasta, tutto fuori uso, per cui a Genova verrà scartata, spostarsi tutti nella vettura n.1, che così diventa un poco tipo le sardine in scatola.
A Genova il treno causa i problemi a Savona arriva con venti minuti di ritardo. Questa volta l'inversione di marcia è veloce, in soli undici minuti. La vettura n.2 è sempre lì. Dopo un poco arriva un tale che spiega che la vettura è "risuscitata" e funziona tutto. Così molti ritornano al vecchio posto, ma io resto dove sono, si sta comodi. Dopo Tortona il treno si ferma in piena linea e rimane fermo un quarto d'ora. Sarà un segnale un tempo permissivo che ora con le nuove norme non lo è più. Mistero.
Ormai il ritardo è trentacinque minuti, per la disperazione di molti che hanno fatto le prenotazioni per il treno verso Venezia, quello dei quindici minuti, ma io stesso che ho calcolato i quindici+sessanta comincio a preoccuparmi.
A Pavia salgono sul treno e si siedono accanto a me due ferrovieri del viaggiante che vanno a Milano. Il più vecchio parla al giovane, e lo ascolto senza però attaccare discorso. Meno male! Dice che quando lui è capotreno sulle frecce rosse se viaggia Moretti questo ha molta stima di lui e lo saluta sempre cordialmente. Fa un sacco di elogi del grande capo, e continua, udite udite, che quando il grande capo sta sul treno gli ordina di far spostare tutti i ferrovieri presenti sul treno nella quarta classe, anche se hanno prenotazioni diverse, perchè quello è il loro posto. Così dice l'ex-sindacalista CGIL difensore dei lavoratori, ora da manager loro persecutore. Questo capotreno così servile irrita sentirlo, per fortuna arriva Milano e se ne va, col collega più giovane che pare in ammirazione. Il ritardo è sceso a venticinque minuti, e coloro che si sono fidati di internet e degli orari FS ora devono andare ad un apposito ufficio a farsi mettere un timbro sulla prenotazione che hanno perso il treno coincidente e possono salire sul successivo.
Ora bisogna rifare tutta la trafila dal binario 19 al binario 9.
E qui ritorniamo anche al momento dell'andata, perchè succede la stessa cosa, solo il finale è differente. Tempo fa le FS per via dei risparmi hanno soppresso gli accordi con le cooperative portabagagli, ora hanno soppresso anche i carrelli. E così sono spuntati loro, gli extracomunitari. Muniti di carrelli, si portano ai treni e ti offrono il servizio. All'andata dal binario 9 al 19 erano due indiani, al ritorno un tunisino solo. Sanno tutto sui binari, treni e numero vetture, meglio di un ufficio informazioni. Il problema sta alla conclusione del loro servizio. I due indiani hanno chiesto 20 euro a testa, totale 40, il tunisino 70! E da come chiedono pare siano tutti d'accordo, non si può reagire. La Polfer c'è, osserva ma fa finta di niente, vien da pensare male, che siano tutti d'accordo. Facciamo un poco di conti. Mettiamo una media di 50 euro a tragitto. Se solo fanno dieci volte il servizio (ma lo fanno molte volte di più) sono 500 euro al giorno, in un mese sono 15.000 euro, che però possono essere anche 30.000 se non più. E tutto in nero. In sostanza il ragionamento è chiaro: le patrie ferrovie hanno eliminato per risparmiare un servizio offerto ai viaggiatori a prezzo equo, dandoli così in pasto a questi che ti taglieggiano secondo il loro comodo. Dice giusto quel mio amico che afferma che ormai i colonizzatori sono loro e noi siamo diventati i colonizzati!
Il Frecciabianca per Venezia è pronto. Data l'ora non ci si sono collegamenti diretti per Trieste, a meno di aspettare a Milano quattro ore. E qui appare evidente il problema di coloro che hanno perso la coincidenza: il treno è esaurito, per loro solo posti in piedi o come fa qualcuno seduto per terra. Per qualcuno il posto a terra sarà da Milano a Padova. Poi vi è il solito problema, per tutti, di dove mettere i bagagli. Anche questi ingombrano il corridoio. Una famiglia si sistema come può, e il padre dice chiaro e tondo "mi hanno tanto detto di prendere il treno, ma se bisogna viaggiare così la prossima volta si va in auto!". Come Moretti vuole, del resto. Osservando la vettura pare di essere in una baraccopoli o in un accampamento di zingari. Nota comica: ogni tanto passa un signore con al braccio la fascia "addetto alla pulizia e al decoro". A cosa serve?
Il treno parte e dopo duecento metri si blocca. Dopo un poco riparte e dopo due chilometri si blocca di nuovo. Allegria! Tutti cominciano a chiedersi se arriverà a Venezia, dopotutto è pieno di acciacchi, ad esempio le porte interne della vettura di comunicazione con l'altra non funzionano premendo l'apposito bottone, bisogna forzarle, è il termine giusto, a mano. Poi però la marcia riprende bene e pare che il treno si sia messo a correre come si deve. Ovviamente dieci minuti di ritardo, che l'orario non permette di ricuperare. A Brescia nuova sosta lunga, per via di un annuncio continuo del capotreno, su una vettura c'è una bicicletta (!?) e si cerca il proprietario. Quando finalmente si riparte il ritardo è 25 minuti.
Questo complica ancora le cose. Infatti io devo per arrivare a Trieste prendere il regionale, anzi "regionale veloce", ma la coincidenza si dovrebbe fare a Mestre. Nessun problema, d'orario sono cinquanta minuti. Il problema però sta nel fatto che ora i treni da Milano non arrivano più al binario 3, stesso marciapiede del 2 per Trieste (ammesso che come a volte succede non lo cambino). Ora i treni da Milano arrivano al binario 5. A Mestre ci sono solo sottopassaggi e con le valige è un bel problema. Poi sono le 17, l'ora di punta dei pendolari, il regionale per Trieste vede l'assalto alla diligenza, così ho deciso: si va a Venezia e lì ci si sposta sul regionale per Trieste che da Venezia parte in pratica vuoto. Il Frecciabianca arriva alle 16.40, il regionale parte alle 17.11, ma c'è il ritardo e a Venezia si arriva alle 16.55. Nuovamente in coda estrema. Nuova passeggiata lungo tutto il treno, poi lo spostamento dal binario 6 al binario 1. Qui non ci sono extracomunitari,si fa tutto da soli. Ma anche se ci fossero stati li avrei mandati al diavolo.
Il regionale veloce è raggiunto. Ma è mezzo pieno, quel giorno a Venezia c'era una mostra d'arte. Comunque si riesce a sistemarsi.
A Mestre arrivano i pendolari, e dopo l'assalto alla diligenza non si può letteralmente muoversi. Sardine in scatola. Tanto più che di solito quel treno ha otto vetture ma oggi, chissà perchè, ne ha solo cinque. Uno dice "si viaggia come in India o in Egitto" e l'altro ribatte "ma no, dai, manca la gente sul tetto".
Terzo mondo. Ecco il doppio significato del titolo. Viaggio da terzo mondo con contorno di terzo mondo vero che sfrutta le situazioni imposte dalle FS.
Pian piano i pendolari scendono, e il treno riesce ad arrivare a Trieste con solo cinque minuti di ritardo. Orario, perchè come ordinato da Moretti "tutti i treni che hanno un ritardo fino a quindici minuti statisticamente sono da considerare in orario".