andm ha scritto:Il trifase è stato sempre un argomento che mi ha affascinato, nonostante sia nato troppo tardi per vedere in azione qualche locomotiva.
Rispetto al sistema a corrente continua sono due gli aspetti che ho faticato di più a capire, quando ancora l'elettrotecnica per me era quasi sconosciuta:
1. i motori trifase a induzione hanno una velocità fissa a pari numero di poli e frequenza: una loco trifase viaggiava sempre alla stessa velocità di regime, qualsiasi carico le fosse applicato; nella cc, invece, la loco rallenta se le viene applicato un carico maggiore (in soldoni, eh)
2. il fatto che i due fili fossero due fasi e la terza fase fossero le rotaie, a terra (come indicato nel prezioso PDF postato da Giancarlo): sistema diverso da quello trifase industriale utilizzato nel 99,99% dei casi
L'aspetto veramente spartano delle cabine delle locomotive, non separate dal compartimento delle apparecchiature elettriche, la presenza delle bielle come trasmissione tra gli assi, le fumate di vapore dovute al raffreddamento del reostato e l'aspetto esteriore di queste macchine mi hanno sempre colpito.
Il motore asincrono possiede una limitata capacità di regolazione della velocità, in effetti tende a raggiungere quella di sincronismo ma permane una differenza detta "scorrimento" che è più o meno elevata in base al carico.
Variando la tensione applicata lo scorrimento aumenta, lo si otteneva collegando in serie ("in cascata") i motori ed inserendo il reostato di avviamento in serie al rotore per limitare la corrente all'avviamento.
La soluzione del sistema "a delta" piuttosto che a "triangolo" risponde alla esigenza di non dover ricorrere a tre fili aerei con tuttle le ovvie complicazioni del caso.
Comunque già così il sistema è complicato e bisogna riconoscere che quanti lavorarorono alla sua messa a punto erano persone di indubbia capacità tecnica.
Cent'anni fa più di così non si poteva fare e si fece quanto di meglio era possibile.