Snevatori-sghiacciatori

Spazio riservato alla tecnica della sede ferroviaria (opere civili e armamento) e alla trazione elettrica

Messaggioda Giovanni Pighini » 25/02/2012, 11:11

Dopotutto spesso di inverno in Svizzera e Austria si vedono i manutentori che spalano via la neve dagli scambi...
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Messaggioda Giovanni Fvm » 25/02/2012, 12:31

Infatti, pensandoci, è l'unico sistema. Tra l'altro sarebbe meglio spalarla subito dopo il passaggio in quanto se cade la neve dal treno e si prova a muovere lo scambio la si comprime ed è ancora più dura da togliere.
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Messaggioda Giovanni Pighini » 25/02/2012, 13:20

In mento ho l'immagine di un paesaggio innevato con gli scambi di stazione ognuno con accanto una scopa ed una pala per rimuovere la linea, non ricordo se si trattava di A o CH!
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 25/02/2012, 14:18

In particolare la pulizia del binario e degli scambi va fatta mentre nevica e non a nevicata conclusa, altrimenti ci si trova nelle condizioni di dover togliere parecchi centimetri di neve, se non metri, quando con passaggi frequenti di mezzi con spartineve non ci sarebbe bisogno di chiudere le linee. Stessa cosa vale per gli snevatori elettrici o a gas.
Giancarlo
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Messaggioda freelancer » 25/02/2012, 16:27

Giovanni Pighini ha scritto:In mento ho l'immagine di un paesaggio innevato con gli scambi di stazione ognuno con accanto una scopa ed una pala per rimuovere la linea, non ricordo se si trattava di A o CH!

Svizzera.
Ricordo che tanti miei conoscenti hanno fotografato queste scope ma praticamente nessuno si era chiesto a cosa servissero. Uno solo di loro l'ha fatto e chiesto al personale (non so che stazione fosse, ma era presenziata da qualcuno: probabilmente era sulla Retica, ma in quel viaggio era stato anche su altre linee) a cosa servissero gli è stato spiegato. Non c'erano solo scope e pala: almeno lì c'era anche nel contenitore un gancio, simile ai "ganci da fuoco", per estrarre eventuali pietre o pezzi di ghiaccio che si fossero infilati nello spazio lasciato libero dall'ago. Non gli avevo chiesto se avesse visto snevatori (ho visto le foto ma non ricordo i dettagli).
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Messaggioda Giovanni Pighini » 25/02/2012, 18:32

Si, ora che mi ha ricordato penso possa trattarsi della Retica!
http://jermann.blog.hu/2009/12/25/svajci_valtok_csodaja
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Messaggioda ioannesg » 26/02/2012, 12:57

Siamo sul Bernina, stazione di Cavaglia, qua la neve non c'era ma la scopetta si...
DSCN2929.JPG


Qua invece a St Moritz e si vedono a sinistra appoggiate al palo le scopette in questione.
DSCN8060.JPG


Non trovo più invece la foto dell'omino che spazzava...
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Messaggioda Giovanni Fvm » 26/02/2012, 23:09

La pala è sempre un'ottima soluzione.
A proposito, non serve andare troppo lontano per vedere queste scene:
IMG_6677.JPG


Comunque, riguardo quanto detto sugli snevatori, mi sono informato meglio dal mio "informatore": intanto dato che avevate elencato gli impianti vi dico che anche Fano e Pesaro sono con impianto a metano. La differenza è che a Fano hanno la fiamma libera (che si spegne con il vento) mentre a pesaro il fuoco sta dentro una cassa dalla quale esce l'aria calda contro la rotaia.
Nonostante quelli di Fano siano peggio, gli scorsi giorni hanno fatto il loro lavoro; eccoli all'opera:
12022012153.jpg
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Messaggioda merlotrento » 27/02/2012, 10:51

Alex Corsico ha scritto:
merlotrento ha scritto:a gas Bolzano, ed in parte roncafort
pietro



Quando sono stati posati? Non dirmi in questi anni perchè non ci credo :).

Ciao

Quelli a Gas di Bolzano del tipo ad Aria soffiata nel 2001...
pietro
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Messaggioda merlotrento » 27/02/2012, 13:12

e Roncafort a gas nel 2005
pietro
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Messaggioda Iacopo » 27/02/2012, 21:01

Ecco qui come promesso, ho fatto un po' la sintesi di un'apposita istruzione, mi scuso fin d'ora per la qualità delle immagini ma se aspettavo ancora un po' campa cavallo...

Come di recente abbiamo potuto constatare (senza entrare nel merito della gestione del servizio in tempo di neve e gelo attuata), la formazione di ghiaccio e il deposito di neve a seguito delle precipitazioni o del passaggio dei treni compromettono la libera manovrabilità dei deviatoi, siano essi centralizzati o con manovra a mano, mettendo spesso in crisi la funzionalità dei piazzali di stazione e quindi di conseguenza la circolazione sull'intera rete.
Per evitare o ridurre i gravi effetti sopra scritti si iniziò negli anni '60 si avviarono studi e sperimentazioni al fine di evitare la formazione degli elementi che, durante le avverse condizioni meteo invernali, impediscono la manovra delle parti mobili degli scambi mediante somministrazione di calore. La scelta e la definizione dei mezzi fu condizionata da due fattori e cioè dal modo più proficuo per la trasmissione del calore e dalla fonte di energia disponibile. Per il primo non vi furono dubbi sull'irraggiamento per via del maggior rendimento in ambienti aperti e ventilati, per cui la scelta cadde sui riscaldatori a raggi infrarossi. Per il secondo la scelta si poté effettuare tra l'energia elettrica (e qui lascio la parola ai tecnici degli AC) o con gas dei vari tipi disponibili come gas di città o gas metano prelevabili dalle reti di distribuzione esistenti, oppure gas di petrolio liquefatto (propano industriale) immagazzinato in appositi depositi da allestire appositamente in ambito ferroviario.
La principale differenza tra i due tipi di gas per quanto riguarda stoccaggio e trasporto sta nel fatto che i g.p.l. sono appunto allo stato liquido e vengono fatti vaporizzare appena prima di essere utilizzati grazie alla bassa pressione a cui avviene il passaggio dallo stato gassoso a quello liquido (circa 6.75 bar).
Ci troviamo quindi ad avere due tipi di impianti per la distribuzione del gas agli snevatori a seconda che questo sia g.p.l. oppure gas naturale (oramai il gas di città non viene più utilizzato).

Impianti di riscaldamento degli scambi a raggi infrarossi alimentato con g.p.l.

E' da premettere che, data la particolarità del gas, nelle installazioni che si trovino ad operare in condizioni di esercizio con basse temperature e/o in cui sia necessario prelevare grandi quantità (portate) è necessario riscaldare il prodotto liquido al fine di agevolarne la vaporizzazione; questa trasmissione di calore avviene tramite dei particolari apparecchi denominati “vaporizzatori”, essi riscaldano la massa liquida indirettamente tramite uno scambiatore di calore ad acqua riscaldata da un'apposita caldaietta elettrica o a g.p.l. oppure direttamente tramite resistenze elettriche immerse in essa.
Un impianto di tale tipo è composto da: centralina di stoccaggio e distribuzione, rete di distrbuzione e dispositivi di riscaldamento.

Le centraline sono scelte in base al fabbisogno ed alle possibilità di installazione offerte in loco e ve ne sono di tre tipi:
Centraline con batterie di bombole da 15kg (due batterie di cui una utilizzata ed una di riserva in cui il passaggio dall'una all'altra avviene automaticamente tramite un gruppo inversore riduttore, non vi è vaporizzatore).
27022012115.jpg
Centralina con bombole da 15kg

Centraline con bombole d 100kg e pescanti in fase liquida ove la richiesta sia superiore a 8-10 kg/h (il gas viene pescato in fase liquida da un delle due batterie e tra inversore e riduttore è presente un vaporizzatore adeguato alla portata, la commutazione tra batteria in uso e di scorta avviene sempre automaticamente).
27022012116.jpg
centralina con bombole da 100kg

Centraline di distribuzione con serbatoio fuori terra per grandi portate (composte da un serbatoio fino a 50mc, un gruppo di travaso in fase liquida e gassosa con relative valvole di intercettazione per i rifornimenti da carri cisterna/autocisterne, ed il gruppo vaporizzatore/riduttore di pressione).


La rete di distribuzione principale ha inizio a valle di un regolatore di pressione principale (tarato a circa 1,5 bar) ed è costituita da tubi di acciaio senza saldature da cui si diramano le condutture della rete secondaria a valle di valvole di intercettazione e regolatori di pressione secondari (tarati a circa 0,7/1 bar: pressione a cui funzionano i bruciatori e con portata sufficiente ad alimentare circa 100 apparecchi.), nei punti più depressi della rete vengono ubicati degli appositi bariletti per la separazione della condensa. Le tubazioni corrono nei piazzali all'interno di cunicoli bitumati e con appoggi in legno i cui coperchi sono affioranti al suolo e sui cui a tratti vi è la scritta gialla “propano”.
27022012117.jpg
rete di distribuzione
Ultima modifica di Iacopo il 27/02/2012, 21:11, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Iacopo » 27/02/2012, 21:05


I dispositivi di riscaldamento
del telaio degli aghi si compongono delle seguenti parti: un tubo alimentatore allacciato tramite tubo in gomma corazzato alla rete di distribuzione secondaria con l'interposizione di un rubinetto regolatore; le batterie di riscaldatori formate da un tubo collettore che porta un miscelatore aria-gas e un numero di riscaldatori a raggi infrarossi dipendente dalla lunghezza delle coppie ago/contrago, possono essere impiegate anche più batterie da 4 o 5 riscaldatori, esse sono allacciate al tubo alimentatore tramite raccordi in gomma e durante il periodo estivo vengono rimosse per la pulitura e immagazzinate.
27022012118.jpg
installazione dispositivi di riscaldamento installati su telai aghi


I miscelatori posti su ciascun tubo collettore hanno la funzione di formare la miscela aria-gas necessaria per l'alimentazione dei riscaldatori.
27022012119.jpg
miscelatore aria-gas

I riscaldatori sono costituiti da una scatola metallica applicata al gambo del contrago e contenente una piastrina di materiale refrattario con tanti piccoli fori, oppure un “bicchiere” contenente perline di refrattario protetti da una reticella di acciaio inossidabile; nella parte inferiore dell'involucro sono praticati dei fori che servono per l'accensione della miscela con una fiamma libera.
La combustione avviene esclusivamente negli orifizi o negli interstizi del materiale refrattario: il calore si propaga in minima parte per convezione a mezzi dell'aria che si scalda e va a lambire la rotaia e per la maggior parte per irraggiamento (raggi infrarossi) del materiale refrattario. Il massimo calore per irraggiamento si ha dopo circa 15' di funzionamento, e cioè quando il refrattario (ceramica) ha assunto una temperatura di regime di circa 950°C e la scatola del riscaldatore la temperatura di 450°C, il loro consumo è di 50g/h, essi debbono essere montati ad una distanza tra 1,5 e 3 mm dal gambo della rotaia.
27022012120.jpg
riscaldatore
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Messaggioda Iacopo » 27/02/2012, 21:07


Impianti di riscaldamento degli scambi a raggi infrarossi alimentato con gas metano.


Al contrario del caso precedente, il gas naturale viene distribuito nello stato gassoso per l'appunto e a pressione molto bassa (0,02 bar) si ha quindi la necessità di elevare tale pressione ai valori sopraindicati per il funzionamento dell'impianto e quindi si ricorre e centraline di compressione in cui sono ubicati: il contatore per i consumi, un compressore elettrico per innalzare la pressione, fino ad un massimo di 8 bar, un depuratore avente il compito di eliminare le impurità contenute nel gas compresso (ad esempio olio lubrificante del compressore), ed un riduttore di pressione da cui ha origine la rete di distribuzione principale.
27022012122.jpg
centralina gas metano


Per quanto concerne la rete di distribuzione e i dispositivi di riscaldamento nulla varia da quanto è descritto sopra.
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Messaggioda Iacopo » 27/02/2012, 21:10

Infine allego uno schema esplicativo per l'individuazione dei punti ove installare le batterie di riscaldatori su uno scambio doppio inglese.

27022012124.jpg
Installazione su S.I. 60U/170/0,12 dp
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Messaggioda Alex Corsico » 28/02/2012, 8:10

Durante il mio lavoro sono capitato spesso in progetti per l'adozione di RED (riscaldamento Elettrico dei deviatoi), questi sono sempre elettrici.
Certo quelli in esercizio non vanno dismessi, ma sono abbastanza stupito delle date di adozione del tipo a GAS in Trentino Alto Adige, non è che c'è qualche circolare che specifica quali sistemi adottare?

ciao
Alex Corsico
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