Macaco ha scritto:Ho leggiucchiato un poco. Avevo quasi voglia di iscrivermi. Ma poi ho letto questa ... e mi sono cascate le braccia.
"Viaggiai con un macchinista prossimo alla pensione un giorno che in partenza da una stazione c’erano problemi a un deviatoio, e allora tutti i treni partivano con prescrizioni, e mi disse: quando un treno incontra un uomo con un cappello rosso in testa, il treno fermo al binario è un treno morto.
Sagge parole"
Il commento del macchinista sul blog e il tuo commento qui dimostrano una volta di più come ci sia un profondo bisogno di conoscere l'uno il mestiere dell'altro. Solo così si potrebbe forse riuscire a sradicare, piano piano, questa assurda inimicizia tra due ruoli professionali che in fondo dovrebbero lavorare in stretta collaborazione.
Nei miei primi giorni da macchinista ero partito col piede sbagliato, complice anche un istruttore prevenuto nei confronti dei RdC, prendendomela per ogni cosa e discutendo via radio, appena possibile (anche in torto marcio!). Poi ho velocemente inziato a capire che siamo tutti in ferrovia per lavorare, mica per farci i dispetti a vicenda e che ognuno ha le proprie norme da seguire, le proprie procedure, e per (quasi) tutto c'è un motivo ben preciso.
Poi ci sarà pure il Dirigente meno bravo e quello più bravo, come anche il macchinista bravo e quello meno bravo, ma far parte dell'una o dell'altra categoria non è a priori un motivo di disprezzo, come sembra essere oggigiorno.
Da quando ho fatto mia questa "filosofia" (questa sì potrebbe quasi dirsi zen...) lavoro molto più sereno io e lascio lavorare in santa pace chi mi apre e chiude i segnali.