Ferrovia Rimini S. Marino

Spazio dedicato alle ferrovie estere

Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 29/01/2013, 10:44

Il vantaggio che queste apparecchiatura hanno sui più moderni sofisticati sistemi elettronici è che non soffrono del problema della obsolescenza dei componenti. Non perché questi oggi siano obsoleti di loro natura, ma perché i singoli componenti sono talmente semplici da essere riproducibili anche a distanza di decenni, mentre per la componentistica elettronica, una volta uscita di produzione, si deve riprogettare ex novo l'oggetto.
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Messaggioda marchetti625 » 30/01/2013, 0:37

Ciò che scrive Giancarlo è giusto e lo condivido pienamente.....tuttavia ritengo che bisogna valutare le cose anche con una certa obiettività e riconoscere i limiti ed i difetti di questo sistema.... :(

Infatti :

1) la cassetta in ghisa è pesantissima e sovra dimesionata strutturalmente,in modo inutile...perchè la ghisa è di gran lunga meno resistente del ferro!
Più peso,più energia dissipata a scapito del risparmio energetico e della capacità di trasporto riferita ai viaggiatori! (Il vero scopo del trasporto)

2) Il sistema è si affidabile,semplice e robusto ma anche "rozzo" e pertanto facilmente "aggirabile" dal macchinista che essendo obbligato a eseguire
una manovra continua e ripetitiva per mantenerlo attivo,era indotto a risolvere la cosa con un peso(bastava un ceppo sul pulsante del pedale) o una
staffa sul pulsante manuale.....Certo era una pratica illecita ma che era facile eseguire.....

I sistemi odierni(elettronici)hanno il difetto di una minore affidabilità che,però, sono certo, questo "Gap"è destinato a ridursi sensibilmente nei prossimi anni ma con una efficenza enormemente superiore e una "sensibilità"attiva, reale e difficilmente eludibile anche da certe "scaltrezze" :P umane.

Infine, la durata nel tempo dei vecchi apparati potrebbe sembrare un valore assoluto(positivo) in realtà è solo un aspetto della faccenda perchè l'altro è meno positivo. Infatti la durata di un dispositivo affidabile temporalmente e poco costoso nella sua gestione(questo lo è)paradossalmente frena la necessità di aggiornarlo(sostituirlo) con altri più moderni ed efficenti ma verosimilmente più costosi sia in termini economici che nella fase di sperimentazione e messa a punto. " Gli E626,erano macchine semplici,affidabili e sicure perchè sostituirle dopo 20 o 30 anni conaltri locomotori più performanti?" e sono arrivati dagli anni venti a circolare fino ai primi anni '90!

Insomma dal mio punto di vista,trovo che sia certamente seduttivo e rassicurante fare "l'apologia" di questi apparati perchè effettivamente semplici,robusti,affidabili ma anche molto pericoloso per i limiti, i costi che si espandono sull'efficenza del sistema al quale si applicano e infine l'impatto sull'ambiente nel momento in cui si rottamano.....

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Messaggioda marchetti625 » 30/01/2013, 0:47

Caro Michele i pezzi del dispositivo in parte sono stati ripuliti ma altri sono stati rifatti e in alcuni casi,sostituiti con altri! Era tutto bloccato e ridotto in pessime condizioni..... per fortuna che si tratta di parti facilmente(come scrive Giancarlo)riproducibili. Facile avendo un tornio a disposizione...La bobina è stato necessario riavvolgerla....Fortunatamente i lamierini della staffa erano quasi perfetti....

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Messaggioda Michele Ginanneschi » 30/01/2013, 8:36

Prendo atto di tutte le considerazioni. Volevo aggiungere, dal punto di vista della "riproducibilità", che i componenti sono riproducibili in piccola serie o, addirittura, in esemplare unico, con poca spesa, anche artigianalmente, mentre mettere in moto una linea di produzione per riprodurre un numero limitato, ad esempio, di circuiti integrati fuori produzione, ha un costo enorme.
L'impossibile non esiste.
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Messaggioda Giovanni Pighini » 30/01/2013, 10:31

Beh insomma, oramai certa elettronica da "4 soldi" si fa pure artigianalmente!
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 30/01/2013, 11:06

Non è che non sia facile fare dell'elettronica da quattro soldi, il problema scaturisce quando un componente strategico per la filosofia di un certo sistema va in obsolescenza e non lo si trova più sul mercato. Questo comporta il ripensamento e la riprogettazione di una parte se non di tutto il sistema.
Che poi la costruzione di quelle apparecchiature siano grossolane, pesanti e poco sicure ai fini dell'esercizio, la si deve inquadrare nel periodo storico in cui furono realizzate. Oggi sono tutt'altra cosa. :mrgreen:
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Messaggioda marchetti625 » 30/01/2013, 13:16

Certamente,Giancarlo! :D La precisazione mi sentivo di farla perchè si tende ,a volte,a sopravalutare quanto prodotto nel passato....Volevo introdurre un elemento di equilibrio e mi rendo conto di quanto sia difficile far capire posizioni di giudizio tanto delicate.... :lol: Da una parte quanto si produce oggi, per prestazioni e impatto ambientale è un grosso valore aggiunto....Dall'altra,questo "valore aggiunto"è profittevole perchè esiste, parallelamente a ciò,una serie di premesse tecnologiche che lo sostengono (se non ci fossero i satelliti sopra le nostre teste,tutto il sistema di comunicazione SCMT ERTMS ecc..si andrebbe a far benedire. Un macchinista non interviene più nel funzionamento del suo locomotore perchè se è vero che non avrebbe possibilità di manipolare strumenti elettronici è anche vero che quando lo faceva si assumeva un maggior carico di responsabilità e rischi nei confronti dei viaggiatori che trasportava e della sua stessa persona,esponendola a eventuali incidenti da esiti anche mortali.Ruolo che oggi,giustamente gli viene sottratto). E' naturale che se questo supporto non esistesse,il sistema non avrebbe potuto essere che elettromeccanico con forse ottimizzazione circa la pesantezza,quindi il dimensionamento,dei componenti e la razionalizzazione degli apparati. Infine,più un sistema è performante,più è vulnerabile e pertanto,diventa proporzionalmente,più difficile garantire un affidabilità ottimale. Ma solo la sua affidabilità,non è di per se stessa,un valore assoluto....

Infine,siccome gli oggetti e i soggetti del Sistema siamo noi,ci dovremmo chiedere fino a che punto la nostra esistenza debba essere condizionata da apparati che ci condizionano l'esistenza. E' meglio portare un elettromotrice come la AB03,stando in piedi e vigili per tutto il percorso e assumere tutti i rischi attivi e poassivi della cosa o far condurre il rotabile ad un computer di bordo ed essere comodamente seduti magari ascoltando musica al fresco dell'aria climatizzata,semplicemente,sorvegliando la marcia del treno? Ogni ritrovato ha il suo prezzo. A noi decidere se pagare e quanto| :lol:

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Messaggioda marchetti625 » 03/02/2013, 23:49

Al completamento della AB03 mancava il ripristino di un ultimo apparato: L'impianto di riscaldamento! Considerando che manco un anno fà era un cumulo di ruggine,si tratta quasi di un "optional" fantascentifico e francamente pensavo di non ripristinarlo: qunate volte,in pieno inverno l'elettromotrice potrebbe essere utilizzata funzionante? Poi,però che razza di restauro completo avremmo mai fatto? :lol: E se gli amici sammarinesi volessero organizzare romantiche cenette a lume di candela in gennaio? ;) L'apparato di riscaldamento di questi rotabili presenta degli aspetti interssanti e come la cosa venne realizzata per i rotabili del Titano è la dimostrazione di quanto le ferrovie secondarie avevano la consuetudine di "indossare"abiti (rotabili)tagliati su misura.... :o

Infatti se guardate un paio di foto del libro di GGTurchi "Rimini S.Marino"in treno Ed ETR,scoprirete che non tutte e 4 le elettromotrici fossero state consegnate con l'impianto di riscaldamento attivo. Una non lo era,almeno,nei primi tempi dell'esercizio ! Si vede chiaramente nella foto che il tetto appare privo della linea elettrica,montata su un lato del ricasco del medesimo su isolatori di porcellana che andava a collegare le prese di corrente per le rimorchiate che erano dotate del riscaldamento medesimo. Beh,ad onor del vero, solo 3 erano le rimorchiate che disponevano di questo impianto.(le due BD e la AS 81) Il TIBB era stato "parco" nel dotare il materiale rotabile di questo dispositivo. Certamente si credeva che la ferrovia sarebbe stata utilizzata al massimo della sua potenzialità,prevalentemente in estate e che nell'inverno ,due convogli completi(elettromotrice e rimorchiata con vano bagagli)fosse più che sufficente a smaltire il traffico del periodo.... La cosa curiosa è che il TIBB montava in buona parte dei rotabili consegnati,tra gli anni venti e trenta, un particolare dispositivo che in realtà era costituito da due contattori. Questi erano:il primo a comando pneumatico che andava a chiudere il circuito principale del riscaldamento e il secondo,a comando manuale(il contattore si chiudeva mediante un leveraggio) che apriva o chiudeva il riscaldamento in vettura. Nelle sammarino,tanta poca importanza era stata riposta al riscaldamento che il TIBB montò un solo contattore utilizzabile per tutte le funzioni e a comando puramente manuale. Tuttavia la carcassa del dispositivo ,recava da un lato il pistoncino pneumatico che mi risulta essere non attivo mentre la borchia dove si innestava la maniglia asportabile che inseriva o disinseriva il dispositivo recava la scritta di quello pneumatico......Non avendo uno schema elettrico delle sammarino,abbiamo solo potuto dedurre questa ipotetica soluzione. Ma come ricostruire ,funzionante,il tutto? Lo saprete tra breve.....

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Messaggioda marchetti625 » 04/02/2013, 0:40

Anche in questo caso,siamo partiti da questo!
Immagine

In alto a destra è ben visibile il contattore di azionamento dell'impianto di riscaldamento. Si vede il "moncherino"del leveraggio di innesto. Era costituito da un bastone di legno trattato.... Come si vede è costituito(il contattore) da un unico dispositivo. Sulla sinistra della carcassa quella che era la predisposizione del comando pneumatico......

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Messaggioda marchetti625 » 07/02/2013, 23:04

Ma sul materiale rotabile della Roma Nord,questo apparato è stato montato con un diverso criterio...Intanto si tratta sempre dello stesso modello di contattore però,qui è doppio. Nella stessa carcassa si trovano alloggiati due contattori connessi in parallelo ma con un tempo di chiusura e apertura,leggermente sfasato fra loro. Sostanzialmente,prima si chiude il contattore principale,ancora senza carico e una frazione di secondo dopo,il secondo contattore che si chiude con il carico dei resistori del riscaldamento. In questo modo,il rischio di archi per la repentina differenza di potenziale che potrebbe generarsi sui contatti di un unico contattore,si riduce notevolmente per effetto della prima bobina di soffio che interviene. Certamente il carico che insisteva sulle elettromotrici e le rimorchiate della Roma Nord era ben maggiore di quello delle S.Marino che poteva riguardare di massima la sola elettromotrice ed eccezionalmente una rimorchiata piuttosto che due....
Immagine

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Messaggioda marchetti625 » 07/02/2013, 23:30

Particolare,poi,il meccanismo di inserimento....Qui abbiamo un pistoncino che alimentato dall'aria compressa,inserisce il contattore.il cui coltello mobile è fissato per il piede,ad un albero che ruota. Il pistone è a doppio effetto. Da una parte inserisce ma dall'altra, provoca l'effetto opposto perchè al suo interno scatta una sorta di ago che sgancia un fermo di sicurezza il quale,a sua volta è articolato al cinematismo di inserimento.

L'aria compressa viene fornita da un rubinetto provvisto di valvola che nella posizione di chiuso,del rubinetto,mette in comunicazione il circuito pneumatico con l'atmosfera. Questo rubinetto che ,pertanto,è un commutatore pneumatico Inserisce il contattore e così potrebbe rimanere se non fosse che la sicurezza della sua chiusura sia demandata ad un altro dispositivo questa volta,a comando puramente manuale

Una seconda maniglia,veniva ruotata dal Capotreno per permettere la chiusura definitiva del contattore,contemporaneamente al movimento della prima. Mosse entrambe,il Capotreno,rimetteva la prima in posizione di chiuso. A questo punto il dispositivo meccanico montato sul pistoncino,si apriva impedendo la conseguente apertura del contattore per mancanza d'aria ed azione della molla di ritorno del meccanismo.
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Messaggioda edoardo » 08/02/2013, 22:48

marchetti625 ha scritto:
Una seconda maniglia,veniva ruotata dal Capotreno per permettere la chiusura definitiva del contattore,contemporaneamente al movimento della prima. Mosse entrambe,il Capotreno,rimetteva la prima in posizione di chiuso. A questo punto il dispositivo meccanico montato sul pistoncino,si apriva impedendo la conseguente apertura del contattore per mancanza d'aria ed azione della molla di ritorno del meccanismo.

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Questa azione mi è oscura. Ho sempre visto azionare il riscaldamento tramite un unica maniglia.
Nelle ECD modificate il comando pneumatico era stato spostato in cabina.
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Messaggioda marchetti625 » 10/02/2013, 1:28

Edoardo,sulla RomaNord,come giustamente scrivi,in cabina il comado pneumatico,nell'ambiente viaggiatori,trovi il comando manuale,posizionato dietro una parete della cabina AT.

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Messaggioda marchetti625 » 12/03/2013, 19:18

Dopo essermi "deliziato" alla vista del bel film che sulla ferrovia è stato realizzato da Philippe Macina(1400 persone presenti! ;) ),il giorno dopo eccomi a montare sulla AB03,un bel pò di altri pezzi! :lol:
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"l'Uomo Morto",il dispositivo di sicurezza per la marcia del rotabile è ritornato,funzionante,al suo posto e già collegato all'albero cardanico per la presa di moto dalla boccola dell'asse del carrello posteriore,invece per i cablaggi se ne parla alla mia prossima "visita"...
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Ho,poi,montato il "quadretto"con i fusibili originali(una vera goduria! ;) ) Ovviamente ho anche riposizionato nuovi isolatori ceramici identici a quelli preesistenti....Con il montaggio anche di questo componente siamo in dirittura d'arrivo! Al prossimo giro,monterò le 2 resistenze originali dei voltometri e toglierò quella provvisoria utilizzata nelle prove...A questo punto rimonterò anche il contattore del riscaldamento che già (fresco di revisione)si trova a "bordo"del rotabile. Infine toccherà al castelletto entro il quale trovavano posto le resistenze zavorra del compressore e quelle del regolatore di tensione della dinamo....
Le resistenze zavorra,al momento,non servono prechè è l'inverter ad alimentare il compressore e il nuovo caricabatterie statico. Tuttavia,siccome l'originale e funzionante regolatore di tensione,verrà,comunque rimontato ed è mia intenzione,renderlo capace alla ricarica(teorica)dell'altro pacco batterie,in quello spazio verrà collocato un "gruppetto"per il primo alzamento del pantografo e comunque la resistenza del regolatore....
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Vi sarete sicuramente accorti che la cabina è ancora del tutto priva di lastre isolanti antifiamma:tranquilli,montiamo pure quelle! Sono pronte anche le porte originalie con tutte le sicurezze delle serrature di blocco....Uno spettacolo! ma questi componenti come altri che ho visto in lavorazione :D non ve le mostro perchè.....Beh vogliamo fare una sorpresa....per quando sarà il momento (forse per l'estate!)

Ho,anche montato,la versione definitiva del quadro voltometrico/amperometrico con inserite le spie di scatto dell'IR e di blocco porte. Questi sono gli unici componenti non originali(anche se quelli nuovi sono stati costruiti con uno stile che richiama l'antico)perchè i suoi non sono "saltati fuori" ma non dispero nel tempo di riuscire....Accetto Vs commenti sul risultato finale: mi direte... ;)

Un ultima foto inedita dell'inverter....Ne abbiamo parlato tanto...
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E' posizionato nella postazione del Capotreno e del messaggero postale....Prevediamo di coprirlo con un rivestimento di legno. Credo sia nella collocazione ideale. E' poco visibile e lo sarà ancora meno. E' facilmente rimuovibile in caso di ripristino dell'alimentazione a 3000volt.Occupa uno spazio limitato in un locale di servizio...

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Messaggioda marchetti625 » 12/03/2013, 19:39

Infine....semmai il sottoscritto e il"buon"Turchi,riusciranno a dare alle stampe una nuova edizione di "Rimini San Marino"in treno con la descrizione e i retroscena che hanno portato alla ricostruzione di elettromotrice e ferrovia....(a proposito proprio in questi giorni viene consegnato e montato il nuovo IR a protezione della linea di contatto! :lol: )ci dovrà essere un capitolo dedicato con questo titolo: "Aspetti comuni & particolarità" Carminati e Tibb consegnarono solo 4 elettromotrici e tuttavia(con un "vezzo a mio giudizio tipicamente italiano),non mancavano alcune particolarità tra una e l'altra che le caratterizzavano...
Per esempio: la AB01 aveva montato in entrambe le testate il tachigrafo Hasler il quale,come sapete è azionato dalla solita presa di moto piazzata sull assile della boccola,albero cardanico e rinvio con ingranaggi. Sempre sulla AB01 questo è ancora regolarmente montato ma non così sulla AB03!!! :o :?: Questo rotabile è equipaggiato del dispositivo,solo su di una testata! Perchè? A questo punto ho anche il dubbio che non vi fosse neppure un indicatore di velocità,azionato elettricamente tramite generatore... La 03 ha la cabina con il tachigrafo lato S.Marino e allora quando andava verso Rimini(quindi dove a causa della discesa,forse,più serviva un indicazione di velocità) il macchinista faceva ad "occhio"? Bella domanda! E le altre come erano messe? Farò delle ricerche ma non sarà facile! Stesso discorso per il riscaldamento...Ho già scritto che almeno un elettromotrice ne era priva... Come vedete non si finisce mai di "approfondire" in ferrovia,eppure potrei dire che di questi rotabili conosco letteralmente ogni singola vite!!! Però non è così e questo dovrebbe far riflettere a ponderare meglio certe "affermazioni" di "appassionati"che spesso leggo in giro! :lol:

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