Ci ha tratto in inganno il "vecchietto" .
Il fatto successe nel 1962 e non 1960.
Vi posto il resoconto prelevato dal sito Macchinistisicuri.
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Nella notte dell'8 marzo 1962 il treno Direttissimo n. 152 proveniente da Lecce in direzione Milano con circa 500 passeggeri a bordo (per alcune fonti circa 1000), deragliò poco prima dell'ingresso nella stazione di Castel Bolognese.
Nell'urto perirono 13 viaggiatori e altri (a seconda della fonte in numero pari a 127 o 93) rimasero feriti. Il treno era composto dalla locomotiva FS E.428.217 che trainava un convoglio di 16 carrozze in prevalenza di tipo "Corbellini", dal carro postale e dal carro bagagli.
Le cause del disastro vennero individuate dalla eccessiva velocità con cui il treno impegnò il ramo deviato, sul quale la velocità massima prescritta era di 30 km/h; il locomotore deragliò, si rovesciò sul fianco destro e strisciò per circa cento metri prima di fermarsi, le prime carrozze (su cui si registrarono le vittime) ne seguirono le sorti mentre le ultime non deragliarono, ma subirono una violenta decelerazione.
I funerali di undici delle tredici vittime si svolsero nella chiesa di San Francesco con la partecipazione di una folla molto numerosa e dei rappresentanti delle autorità.
Nel mese di dicembre 2014 l'uscita del libro che ricostruisce i fatti della tragedia e del processo svoltosi a Ravenna ha portato alla luce che, in realtà, le vittime del disastro ferroviario furono 14 e non 13 come creduto fino a quel momento. Il numero dei feriti non fu mai accertato con precisione nemmeno dagli inquirenti, stante il fatto che molti viaggiatori proseguirono il loro viaggio già l'indomani e si fecero curare nelle rispettive destinazioni. Non mancarono, infine, casi di persone che sostennero di essersi trovate sul treno lamentando dolori che i medici non certificarono, al solo scopo di poter attingere agli ingenti risarcimenti delle ferrovie. In questo senso il dato ufficiale fornito dal Ministro dei Trasporti di allora stima il numero dei feriti in 186 dei quali, numerosi, riportarono ferite gravi e permanenti. Alcune persone subirono serie amputazioni agli arti.
La responsabilità unica del disastro venne attribuita al macchinista marchigiano Ennio Covacci, che il Tribunale di Ravenna condannò a 5 anni e 8 mesi di reclusione mentre al suo vice Otello Manzi non venne contestato alcun reato in quanto - sostenne il Tribunale - nella sua veste di aiuto macchinista avrebbe potuto sostituirsi al titolare solamente in caso di sua effettiva impossibilità di assolvere i suoi compiti. In realtà entrambi i macchinisti dimenticarono la nuova limitazione che prevedeva il cambio di velocità dai 110 km/h previsti in linea ai 30 km/h previsti all'ingresso in stazione per poter compiere il passaggio da un binario all'altro (in gergo tecnico deviata) a causa di lavori di rifacimento dei binari. Alla catena degli eventi che portò al disastro contribuì anche la presenza in cabina di guida di un operaio delle ferrovie salito alla stazione di Forlì (la penultima prima del disastro) al fine di verificare la tensione elettrica lungo la linea.
Il disastro ferroviario di Castel Bolognese contribuì anche a scatenare numerose polemiche nei confronti dell'Amministrazione ferroviaria, che proprio a Castel Bolognese attuò uno stratagemma per limitare il ritardo dei treni, impostando i semafori di avviso, protezione e partenza al verde malgrado l'ingresso in deviata e consegnando ai macchinisti le prescrizioni di linea attraverso il Modulo M40. In quella situazione, infatti, i regolamenti allora in vigore prevedevano una diversa disposizione semaforica. L'impostazione, particolarmente contestata già nei giorni precedenti al disastro da numerosi macchinisti, venne abolita subito dopo il deragliamento.
(fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Incidente_ ... _Bolognese). Visita anche la pagina web dedicata al tragico evento...http://www.castelbolognese.org/miscella ... -del-1962/