In prima classe
Inviato: 17/02/2012, 20:13
Ed ecco il secondo racconto di Giovannino Guareschi.
Da notare che all'epoca,siamo sempre verso il 1947/1948, i treni avevano le tre classi, ma per accedere alla zona arrivi/partenze bisognava superare un posto di controllo ed esibire il biglietto;all'arrivo il biglietto andava riconsegnato, non rimaneva al viaggiatore.
IN PRIMA CLASSE
Per meglio comprendere i fatti,valga il sottostante brano di una conversazione fra una certa signora Cristina e la nota distinta signora che,con la scusa di voler dare pubblicità e diffusione al mio nome e citando all'uopo massime significativa quali ad esempio "Forza,Giovannino,la reclame è l'anima del commercio", mi indusse a inserire il mio cognome prima su di una pubblicazione di matrimonio,quindi su quella specie di edizione straordinaria recante il titolo di "Albertino" (il figlio di Guareschi,ndr.)
Signora Cristina: "Levatemi una curiosità: era vostro marito quello che ho visto nell'angolo dell'anticamera mentre entravo?"
Signora che (con tristezza): "No,signora,quella è la stufa".
Signora Cristina:"Oh strano,che somiglianza,non capisco come possa aver equivocato così!"
Signora che:"Sapete,sono già tanti mesi che non l'adoperiamo,la stufa,e c'è sopra un sacco di polvere e di fuliggine..."
Io non esito ad affermare che bisogna proprio essere mediocri osservatori o persone di scarsa cortesia per confondermi con una stufa e per trovare una giustificazione dell'equivoco; ad ogni modo,sia come sia,io posso affermare che sotto la mia rude scorza batte un cuore dolcissimo.
Ma nella nostra narrazione quel che importa è proprio la scorza. Infatti, pur essendo abbigliato come il solito, ho voluto viaggiare in prima classe.
Lo scompartimento era vuoto e, accomodatomi tranquillamente sul divano,ho acceso la miccia di una solida "nazionale", attendendo con fiducia che il fumo rispondesse alle mie sollecitazioni.
La gente faceva tumulto sotto la pensilinea e passando guardava astiosamente le vetture i cui finestrini inquadravano panorami di pace e di velluto rosso.
Ad un tratto lo sportello del mio scompartimento si è spalancato, e dieci occhi mi hanno fissato: due uomini,due signore,un ragazzo.
"E' prima classe" ha detto una delle due donne agli altri del gruppo. I cinque mi hanno considerato attentamente comunicandosi sottovoce le loro impressioni. Ho visto emergere la testa del ragazzo.
"Non ha neanche le calze" ha detto con vivacità il ragazzo rituffandosi nel gruppo.
Otto occhi hanno studiato a lungo i miei piedi riparati soltanto da sandali fatti di due suole e poche cinghie.
Qualche minuto di discussione serrata a bassa voce,poi uno degli uomini ha esclamato ad alta voce:
"Ma non si può! Questa è prima classe!"
"Già,è prima classe!" hanno detto gli altri pure ad alta voce.
Il fatto che io,pur guardandoli e pure avendo dovuto per forza sentire le loro parole,me ne rimanessi tranquillamente seduto,deve aver indignato i cinque. Lo sportello è stato chiuso con violenza mentre il più grosso degli uomini notava con ira:
"STUPIDO!"
Lo sportello si è spalancato poco dopo, e si è affacciato un uomo dall'aspetto equivoco.
"Qui,qui!" ha urlato l'uomo,dopo avermi considerato con occhio indagatore.
"C'è una prima declassata che fa servizio di terza!"
Un istante dopo lo scompartimento era pieno di gente,di fagotti e di valige. Un bambinello ha manifestato come poteva la sua soddisfazione senza pensare che io portavo sandali e non soprascarpe di gomma. E mentre con un giornale mi asciugavo alla meglio i piedi, uno ha osservato:
"Bella moda: vogliono far vedere i piedi! Piglia,sù!".
Un giovinastro ha osservato che non era questione di moda ma di economia, e si risparmiavano scarpe e calze. Anche lui aveva voglia di marciare in sandali, una voglia matta,e se non fosse stato impiegato come fattorino e non avesse dovuto entrare nelle case signorili a portar pacchi,lo avrebbe già fatto chi sa da quando.
Il treno si era messo a camminare: è entrato il controllore e guardati con stupore i primi tre biglietti si è messo le mani sui fianchi:
"E' possibile che non si sappia distinguere uno scompartimento di terza da uno di prima?" ha gridato. "Dove siamo?".
"Ma" ha protestato una donna "avevano detto che questa è una prima declassata..."
"Presto,presto,non perdiamo tempo" l'ha interrotta il funzionario,"fate il favore di andare in una vettura di terza".
Tutti si sono alzati,borbottando, e vedendo che io non mi muovevo, anzi mi accomodavo tranquillamente sul divano,l'uomo che aveva lanciato la notizia della prima declassata mi ha interpellato rudemente:
"Ohè,non avete sentito? Ha detto che bisogna andare in terza".
Mi sono limitato a guardare fuori dal finestrino, e questo contegno deve aver irritato tutti: stipati davanti alla porta,gli invasori ricacciati si erano fermati a guardarmi ostilmente.
"E voi?" mi ha chiesto duro il funzionario. Ho mostrato il mio biglietto, e il controllore,dopo averlo rigirato parecchio fra le mani,lo ha bucato,invitando nello stesso tempo gli invasori a spicciarsi.
"E lui?" ha urlato l'uomo che non approvava i sandali.
"Il signore ha il biglietto di prima classe" ha spiegato il controllore.
La donna col bambino si è messa a sghignazzare.
"Quello lì? Quello con il biglietto di prima classe?"
Il controllore ha mostrato il biglietto all'assemblea,poi me lo ha restituito mentre dieci o dodici occhi mi guardavano con odio.
Mentre se ne andavano brontolando,ho udito la voce del grassone:
"STUPIDO!"
Ad una fermata sono saliti due austeri coniugi preceduti da cinque valige e da tre figlie,tutte di ottima pelle. E' salito anche un giovanotto,probabilmente fidanzato di una delle figlie,il quale deve aver provato una enorme sorpresa accorgendosi di dover rimanere in piedi.
Mi hanno guardato, e difficilmente io, nella vita, sarò guardato con maggiore disprezzo. Dopo un certo parlottare,la signora deve aver dato ordini precisi al giovanotto,tanto è vero che lo stesso,dileguatosi rapidamente,è ritornato di lì a poco seguito da un nuovo controllore.
Vorrei essere uno scrittore per descrivere quello che è accaduto allora. Ma,ahimè,sono soltanto Giovannino Guareschi,uomo qualunque. Così io so soltanto che,mentre mi frugavo in tasca e disfacevo la cocca del fazzoletto nella quale tengo di solito bancanote e biglietti del treno,dodici occhi mi guardavano trionfanti, e quando il controllore mi ha restituito il biglietto accennando ad un saluto,gli stessi dodici occhi mi guardavano cupi ed indignati.
Allorchè,dopo un'altra breve assenza, il giovanotto è ritornato annunciando a voce alta che esisteva nella vettura uno scompartimento tutto vuoto, e quando tutti si sono accorti che la notizia non mi induceva ad alzarmi per lasciare il posto al fidanzato,coniugi,figlie e annessi,se ne sono andati tentando di pestarmi i piedi. Usciti, ho sentito dal corridoio la voce irata della vecchia:
"STUPIDO!".
Nel ritorno, lo debbo riconoscere, è andata molto meglio: avendo in giacenza presso i due coniugi interessati alla mia nascita,un certo abito completo nuovissimo,e neppure una valigia,ho ritenuto saggio indossarlo e portarmi in un fagottino i calzoni,la camiciola e i sandali che costituiscono il mio abbigliamento estivo consueto.
Ho viaggiato in prima classe,come un nababbo,circondato dal rispetto della gente,forse additato quale esempio del perfetto viaggiatore di prima classe.
Poi,una volta arrivato,quando sono sceso ed ho consegnato il biglietto, mi sono accorto che la vecchia cameriera incaricata di andarmelo ad acquistare, me lo aveva comprato di terza classe.
Il che è bello ed istruttivo.
Da notare che all'epoca,siamo sempre verso il 1947/1948, i treni avevano le tre classi, ma per accedere alla zona arrivi/partenze bisognava superare un posto di controllo ed esibire il biglietto;all'arrivo il biglietto andava riconsegnato, non rimaneva al viaggiatore.
IN PRIMA CLASSE
Per meglio comprendere i fatti,valga il sottostante brano di una conversazione fra una certa signora Cristina e la nota distinta signora che,con la scusa di voler dare pubblicità e diffusione al mio nome e citando all'uopo massime significativa quali ad esempio "Forza,Giovannino,la reclame è l'anima del commercio", mi indusse a inserire il mio cognome prima su di una pubblicazione di matrimonio,quindi su quella specie di edizione straordinaria recante il titolo di "Albertino" (il figlio di Guareschi,ndr.)
Signora Cristina: "Levatemi una curiosità: era vostro marito quello che ho visto nell'angolo dell'anticamera mentre entravo?"
Signora che (con tristezza): "No,signora,quella è la stufa".
Signora Cristina:"Oh strano,che somiglianza,non capisco come possa aver equivocato così!"
Signora che:"Sapete,sono già tanti mesi che non l'adoperiamo,la stufa,e c'è sopra un sacco di polvere e di fuliggine..."
Io non esito ad affermare che bisogna proprio essere mediocri osservatori o persone di scarsa cortesia per confondermi con una stufa e per trovare una giustificazione dell'equivoco; ad ogni modo,sia come sia,io posso affermare che sotto la mia rude scorza batte un cuore dolcissimo.
Ma nella nostra narrazione quel che importa è proprio la scorza. Infatti, pur essendo abbigliato come il solito, ho voluto viaggiare in prima classe.
Lo scompartimento era vuoto e, accomodatomi tranquillamente sul divano,ho acceso la miccia di una solida "nazionale", attendendo con fiducia che il fumo rispondesse alle mie sollecitazioni.
La gente faceva tumulto sotto la pensilinea e passando guardava astiosamente le vetture i cui finestrini inquadravano panorami di pace e di velluto rosso.
Ad un tratto lo sportello del mio scompartimento si è spalancato, e dieci occhi mi hanno fissato: due uomini,due signore,un ragazzo.
"E' prima classe" ha detto una delle due donne agli altri del gruppo. I cinque mi hanno considerato attentamente comunicandosi sottovoce le loro impressioni. Ho visto emergere la testa del ragazzo.
"Non ha neanche le calze" ha detto con vivacità il ragazzo rituffandosi nel gruppo.
Otto occhi hanno studiato a lungo i miei piedi riparati soltanto da sandali fatti di due suole e poche cinghie.
Qualche minuto di discussione serrata a bassa voce,poi uno degli uomini ha esclamato ad alta voce:
"Ma non si può! Questa è prima classe!"
"Già,è prima classe!" hanno detto gli altri pure ad alta voce.
Il fatto che io,pur guardandoli e pure avendo dovuto per forza sentire le loro parole,me ne rimanessi tranquillamente seduto,deve aver indignato i cinque. Lo sportello è stato chiuso con violenza mentre il più grosso degli uomini notava con ira:
"STUPIDO!"
Lo sportello si è spalancato poco dopo, e si è affacciato un uomo dall'aspetto equivoco.
"Qui,qui!" ha urlato l'uomo,dopo avermi considerato con occhio indagatore.
"C'è una prima declassata che fa servizio di terza!"
Un istante dopo lo scompartimento era pieno di gente,di fagotti e di valige. Un bambinello ha manifestato come poteva la sua soddisfazione senza pensare che io portavo sandali e non soprascarpe di gomma. E mentre con un giornale mi asciugavo alla meglio i piedi, uno ha osservato:
"Bella moda: vogliono far vedere i piedi! Piglia,sù!".
Un giovinastro ha osservato che non era questione di moda ma di economia, e si risparmiavano scarpe e calze. Anche lui aveva voglia di marciare in sandali, una voglia matta,e se non fosse stato impiegato come fattorino e non avesse dovuto entrare nelle case signorili a portar pacchi,lo avrebbe già fatto chi sa da quando.
Il treno si era messo a camminare: è entrato il controllore e guardati con stupore i primi tre biglietti si è messo le mani sui fianchi:
"E' possibile che non si sappia distinguere uno scompartimento di terza da uno di prima?" ha gridato. "Dove siamo?".
"Ma" ha protestato una donna "avevano detto che questa è una prima declassata..."
"Presto,presto,non perdiamo tempo" l'ha interrotta il funzionario,"fate il favore di andare in una vettura di terza".
Tutti si sono alzati,borbottando, e vedendo che io non mi muovevo, anzi mi accomodavo tranquillamente sul divano,l'uomo che aveva lanciato la notizia della prima declassata mi ha interpellato rudemente:
"Ohè,non avete sentito? Ha detto che bisogna andare in terza".
Mi sono limitato a guardare fuori dal finestrino, e questo contegno deve aver irritato tutti: stipati davanti alla porta,gli invasori ricacciati si erano fermati a guardarmi ostilmente.
"E voi?" mi ha chiesto duro il funzionario. Ho mostrato il mio biglietto, e il controllore,dopo averlo rigirato parecchio fra le mani,lo ha bucato,invitando nello stesso tempo gli invasori a spicciarsi.
"E lui?" ha urlato l'uomo che non approvava i sandali.
"Il signore ha il biglietto di prima classe" ha spiegato il controllore.
La donna col bambino si è messa a sghignazzare.
"Quello lì? Quello con il biglietto di prima classe?"
Il controllore ha mostrato il biglietto all'assemblea,poi me lo ha restituito mentre dieci o dodici occhi mi guardavano con odio.
Mentre se ne andavano brontolando,ho udito la voce del grassone:
"STUPIDO!"
Ad una fermata sono saliti due austeri coniugi preceduti da cinque valige e da tre figlie,tutte di ottima pelle. E' salito anche un giovanotto,probabilmente fidanzato di una delle figlie,il quale deve aver provato una enorme sorpresa accorgendosi di dover rimanere in piedi.
Mi hanno guardato, e difficilmente io, nella vita, sarò guardato con maggiore disprezzo. Dopo un certo parlottare,la signora deve aver dato ordini precisi al giovanotto,tanto è vero che lo stesso,dileguatosi rapidamente,è ritornato di lì a poco seguito da un nuovo controllore.
Vorrei essere uno scrittore per descrivere quello che è accaduto allora. Ma,ahimè,sono soltanto Giovannino Guareschi,uomo qualunque. Così io so soltanto che,mentre mi frugavo in tasca e disfacevo la cocca del fazzoletto nella quale tengo di solito bancanote e biglietti del treno,dodici occhi mi guardavano trionfanti, e quando il controllore mi ha restituito il biglietto accennando ad un saluto,gli stessi dodici occhi mi guardavano cupi ed indignati.
Allorchè,dopo un'altra breve assenza, il giovanotto è ritornato annunciando a voce alta che esisteva nella vettura uno scompartimento tutto vuoto, e quando tutti si sono accorti che la notizia non mi induceva ad alzarmi per lasciare il posto al fidanzato,coniugi,figlie e annessi,se ne sono andati tentando di pestarmi i piedi. Usciti, ho sentito dal corridoio la voce irata della vecchia:
"STUPIDO!".
Nel ritorno, lo debbo riconoscere, è andata molto meglio: avendo in giacenza presso i due coniugi interessati alla mia nascita,un certo abito completo nuovissimo,e neppure una valigia,ho ritenuto saggio indossarlo e portarmi in un fagottino i calzoni,la camiciola e i sandali che costituiscono il mio abbigliamento estivo consueto.
Ho viaggiato in prima classe,come un nababbo,circondato dal rispetto della gente,forse additato quale esempio del perfetto viaggiatore di prima classe.
Poi,una volta arrivato,quando sono sceso ed ho consegnato il biglietto, mi sono accorto che la vecchia cameriera incaricata di andarmelo ad acquistare, me lo aveva comprato di terza classe.
Il che è bello ed istruttivo.