La signora del treno
Inviato: 17/02/2012, 20:08
Guareschi è stato un grande scrittore, ma pochi sanno che nel suo ormai introvabile libro "Lo Zibaldino" ci sono due spassosi racconti ferroviari,che merita conoscere.
Ecco il primo,ambientato verso il 1947/1948:
LA SIGNORA DEL TRENO
Giacinto,il mio angelo custode,una volta tanto è stato gentile col suo amministrato facendo in modo che il mio occhio,durante la consultazione dell'orario ferroviario,indugiasse con simpatia sulle notizie riferentisi al diretto delle ore sette e qualcosa.
Infatti ho potuto inserirmi in uno scompartimento di seconda classe,senza,per questo,essere costretto ad alloggiare le mie membra sulla reticella portabagagli o a distenderle sul piano ineguale formato dalle teste dei venticinque passeggeri, i quali, di solito, occupano gli otto posti dello scompartimento.
I posti coperti erano esattamente sette: la Divina Provvidenza aveva messo nell'ottavo il suo Sublime Cappello,occupandolo tutto a mio favore.
Dovendo descrivere i miei sette compagni di viaggio me la posso cavare con poche battute: erano sette uomini l'ultimo dei quali era una signora.
Non sono incorso in un grossolano svarione,esistono veramente delle signore che,pure possedendo in modo addirittura vistoso i più squisiti attributi femminili,più che tra le donne debbono essere classificate fra i commendatori.
Appena mi sono trovato seduto nella mia porzione di Ferrovie dello Stato,la signora mi ha guardato severamente,e poi mi ha comunicato:
"Badate che in questo scompartimento è proibito fumare".
"Signora" ho detto "io veramente non sto fumando".
"Non importa" ha replicato la personaggia "così lo sapete".
I miei sei compagni di viaggio non hanno fiatato: dovevano essere tutti e sei i mariti della signora, oppure tutti e sei dovevano aver ricevuto prima di me il perentorio avvertimento.
Il treno si è mosso e poco dopo la signora ha fatto cadere nel profondo silenzio dello scompartimento una seconda importante comunicazione:
"Chi ha caldo può andare a fare una passeggiata nel corridoio,ma il finestrino resta ermeticamente chiuso com'è!"
"Mi permetto di farvi notare che il finestrino è completamente aperto" ha detto con bel garbo uno dei sei.
"Se avete freddo andate a scaldarvi nella cabina del macchinista" ha risposto duramente la signora squadrando il temerario attraverso l'occhialetto. "Non è giusto che io debba schiattare dal caldo chiudendo il finestrino soltanto perchè piace così a voi".
Il signore alla mia destra, un anziano signore coi baffi, tolta la valigetta dalla reticella e posatala sulle ginocchia, si è accinto ad aprirla. La signora ha fatto una smorfia di disgusto.
"Non ho la minima intenzione di rimanere fino a Genova in uno scompartimento appestato dal puzzo della vostra mortadella e delle vostre mele. Se non siete capace di resistere alla fame per mezz'ora di seguito,andate almeno a mangiare nel corridoio".
"Io non voglio mangiare" ha risposto timidamente il signore con i baffi "volevo tirare fuori solo un libro".
"Che libro è?" si è informata la signora.
"Un libro giallo" ha spiegato il signore coi baffi.
"Stupidaggini!" ha esclamato la signora. E l'eccellente uomo ha rimesso a posto la valigia senza aprirla.
Dopo qualche chilometro di silenzio profondo,il più elegante dei sette ha cominciato a parlare di caccia col signore di fronte. La dama si è seccata.
"E' proprio questo il momento di parlare di caccia!" ha borbottato.
Il passeggero elegante ha obiettato qualcosa,ma la signora ha tagliato corto.
"Se uno ha voglia di sparare vada alla guerra!" ha detto ad alta voce.
Il passeggero elegante non ha aggiunto parola. Dopo una fermata qualcuno ha aperto la porta dello scompartimento e si è affacciato.
"C'è un posto libero qui?"
"Fareste bene a curarvi la vista" ha risposto la signora ironicamente. E l'uomo è rimasto perplesso.
"Io ci vedo benissimo,egregia signora" ha finalmente ribattuto con risentimento.
"Allora fatevi curare il cervello,giovanotto" ha continuato imperterrita la esimia personaggia."Quando uno vede che in uno scompartimento di otto posti ci sono otto persone e domanda se c'è un posto libero, o è ubriaco o è scemo".
Il giovanotto era un tipo timido: "ma signora,io..." ha balbettato.
Ma la signora si è alzata ed ha afferrato la maniglia del segnale d'allarme annunciando:
"Se non la finite d'insultarmi tiro e vi faccio arrestare!". Il giovanotto si è ritirato mugulando.
Dopo qualche istante di silenzio pesante,la signora ha volto lo sguardo in giro carico di disgusto.
"Sette uomini grandi e grossi vedono che una povera signora è aggredita,insultata e maltrattata da un malvivente e nessuno si muove".
Ha pronunciato queste terribili parole con voce sarcastica e poi ha aggiunto:
"Che schifo! E debbo sopportarli fino a Genova!".
Il treno volava nella nebbia bianca. Io ero di fronte alla signora e me ne stavo con le mani appoggiate alle ginocchia. La signora mi ha considerato a lungo dall'alto del suo maestoso seno.
"Giovanotto" mi ha avvertito alfine "vi si è slacciata la cravatta".
Ora bisogna considerare che io, pur possedendo un'ottima educazione, sani principi morali, una famiglia e una bicicletta superleggera, non ho mai posseduto una cravatta.
Ho arrossito,perciò e, pudicamente ho alzato il bavero della giacca.
"Non mi stupirei che voi viaggiaste anche senza calze e senza mutande!" ha esclamato allora la maestosa madama.
Il passeggero elegante si è messo a ridere, ma ha smesso subito.
"Io preferisco sempre un povero operaio mal rabberciato a un vagheggino impomatato!" l'ha fulminato la signora.
Così ha detto la dama, poi si è rivolta a me con voce affettuosa.
"Oh povero giovane" si è rammaricata "voi forse non lo sapete, ma guardate che questa è la seconda classe. Badate che vi danno una multa terribile!".
Le ho mostrato il mio biglietto di seconda classe, e la signora mi è tornata decisamente ostile.
"Bella roba gli operai! Si lamentano che le paghe sono basse e viaggiano in seconda!".
Il più austero dei passeggeri ha tossito e la signora gli ha piantato sopra l'occhialetto. Quando si è resa conto che l'ottimo uomo sputava nel fazzoletto e non per terra, ha ripreso la sua posizione normale.
Il treno ha navigato ancora nella nebbia mattutina. Finalmente la signora,consultato l'orologetto, ha esclamato:
"Le nove e cinquanta! Ormai dovremmo essre a Genova".
"Questione di qualche minuto,signora" abbiamo risposto in coro.
Infatti dopo sei minuti il treno entrava trionfalmente nella stazione di Bologna.
Terminato lo spettacolo della signora che insultava noi,le ferrovie, e gli uomini in genere,ci siamo riuniti tutti e sette al caffè.
"io dovevo fermarmi a Parma" ho detto.
"Io a Piacenza".."Io a Reggio Emilia"..."Io a Modena"..."Io a Lodi".."Io a Fidenza".."Ed io a Codogno" hanno detto gli altri.
"Però vale la pena di perdere una mezza giornata e magari qualche centinaio di lire,pur di non perdere uno spettacolo come questo!" ho concluso io e tutti mi hanno dato ragione.
Il che è bello ed istruttivo.
Così il racconto. Diceva un tale che se esistono le zanzare,le pulci, i pidocchi,ecc. un motivo vi sarà. E così sarà anche per certe signore, che esistono veramente.
Ecco il primo,ambientato verso il 1947/1948:
LA SIGNORA DEL TRENO
Giacinto,il mio angelo custode,una volta tanto è stato gentile col suo amministrato facendo in modo che il mio occhio,durante la consultazione dell'orario ferroviario,indugiasse con simpatia sulle notizie riferentisi al diretto delle ore sette e qualcosa.
Infatti ho potuto inserirmi in uno scompartimento di seconda classe,senza,per questo,essere costretto ad alloggiare le mie membra sulla reticella portabagagli o a distenderle sul piano ineguale formato dalle teste dei venticinque passeggeri, i quali, di solito, occupano gli otto posti dello scompartimento.
I posti coperti erano esattamente sette: la Divina Provvidenza aveva messo nell'ottavo il suo Sublime Cappello,occupandolo tutto a mio favore.
Dovendo descrivere i miei sette compagni di viaggio me la posso cavare con poche battute: erano sette uomini l'ultimo dei quali era una signora.
Non sono incorso in un grossolano svarione,esistono veramente delle signore che,pure possedendo in modo addirittura vistoso i più squisiti attributi femminili,più che tra le donne debbono essere classificate fra i commendatori.
Appena mi sono trovato seduto nella mia porzione di Ferrovie dello Stato,la signora mi ha guardato severamente,e poi mi ha comunicato:
"Badate che in questo scompartimento è proibito fumare".
"Signora" ho detto "io veramente non sto fumando".
"Non importa" ha replicato la personaggia "così lo sapete".
I miei sei compagni di viaggio non hanno fiatato: dovevano essere tutti e sei i mariti della signora, oppure tutti e sei dovevano aver ricevuto prima di me il perentorio avvertimento.
Il treno si è mosso e poco dopo la signora ha fatto cadere nel profondo silenzio dello scompartimento una seconda importante comunicazione:
"Chi ha caldo può andare a fare una passeggiata nel corridoio,ma il finestrino resta ermeticamente chiuso com'è!"
"Mi permetto di farvi notare che il finestrino è completamente aperto" ha detto con bel garbo uno dei sei.
"Se avete freddo andate a scaldarvi nella cabina del macchinista" ha risposto duramente la signora squadrando il temerario attraverso l'occhialetto. "Non è giusto che io debba schiattare dal caldo chiudendo il finestrino soltanto perchè piace così a voi".
Il signore alla mia destra, un anziano signore coi baffi, tolta la valigetta dalla reticella e posatala sulle ginocchia, si è accinto ad aprirla. La signora ha fatto una smorfia di disgusto.
"Non ho la minima intenzione di rimanere fino a Genova in uno scompartimento appestato dal puzzo della vostra mortadella e delle vostre mele. Se non siete capace di resistere alla fame per mezz'ora di seguito,andate almeno a mangiare nel corridoio".
"Io non voglio mangiare" ha risposto timidamente il signore con i baffi "volevo tirare fuori solo un libro".
"Che libro è?" si è informata la signora.
"Un libro giallo" ha spiegato il signore coi baffi.
"Stupidaggini!" ha esclamato la signora. E l'eccellente uomo ha rimesso a posto la valigia senza aprirla.
Dopo qualche chilometro di silenzio profondo,il più elegante dei sette ha cominciato a parlare di caccia col signore di fronte. La dama si è seccata.
"E' proprio questo il momento di parlare di caccia!" ha borbottato.
Il passeggero elegante ha obiettato qualcosa,ma la signora ha tagliato corto.
"Se uno ha voglia di sparare vada alla guerra!" ha detto ad alta voce.
Il passeggero elegante non ha aggiunto parola. Dopo una fermata qualcuno ha aperto la porta dello scompartimento e si è affacciato.
"C'è un posto libero qui?"
"Fareste bene a curarvi la vista" ha risposto la signora ironicamente. E l'uomo è rimasto perplesso.
"Io ci vedo benissimo,egregia signora" ha finalmente ribattuto con risentimento.
"Allora fatevi curare il cervello,giovanotto" ha continuato imperterrita la esimia personaggia."Quando uno vede che in uno scompartimento di otto posti ci sono otto persone e domanda se c'è un posto libero, o è ubriaco o è scemo".
Il giovanotto era un tipo timido: "ma signora,io..." ha balbettato.
Ma la signora si è alzata ed ha afferrato la maniglia del segnale d'allarme annunciando:
"Se non la finite d'insultarmi tiro e vi faccio arrestare!". Il giovanotto si è ritirato mugulando.
Dopo qualche istante di silenzio pesante,la signora ha volto lo sguardo in giro carico di disgusto.
"Sette uomini grandi e grossi vedono che una povera signora è aggredita,insultata e maltrattata da un malvivente e nessuno si muove".
Ha pronunciato queste terribili parole con voce sarcastica e poi ha aggiunto:
"Che schifo! E debbo sopportarli fino a Genova!".
Il treno volava nella nebbia bianca. Io ero di fronte alla signora e me ne stavo con le mani appoggiate alle ginocchia. La signora mi ha considerato a lungo dall'alto del suo maestoso seno.
"Giovanotto" mi ha avvertito alfine "vi si è slacciata la cravatta".
Ora bisogna considerare che io, pur possedendo un'ottima educazione, sani principi morali, una famiglia e una bicicletta superleggera, non ho mai posseduto una cravatta.
Ho arrossito,perciò e, pudicamente ho alzato il bavero della giacca.
"Non mi stupirei che voi viaggiaste anche senza calze e senza mutande!" ha esclamato allora la maestosa madama.
Il passeggero elegante si è messo a ridere, ma ha smesso subito.
"Io preferisco sempre un povero operaio mal rabberciato a un vagheggino impomatato!" l'ha fulminato la signora.
Così ha detto la dama, poi si è rivolta a me con voce affettuosa.
"Oh povero giovane" si è rammaricata "voi forse non lo sapete, ma guardate che questa è la seconda classe. Badate che vi danno una multa terribile!".
Le ho mostrato il mio biglietto di seconda classe, e la signora mi è tornata decisamente ostile.
"Bella roba gli operai! Si lamentano che le paghe sono basse e viaggiano in seconda!".
Il più austero dei passeggeri ha tossito e la signora gli ha piantato sopra l'occhialetto. Quando si è resa conto che l'ottimo uomo sputava nel fazzoletto e non per terra, ha ripreso la sua posizione normale.
Il treno ha navigato ancora nella nebbia mattutina. Finalmente la signora,consultato l'orologetto, ha esclamato:
"Le nove e cinquanta! Ormai dovremmo essre a Genova".
"Questione di qualche minuto,signora" abbiamo risposto in coro.
Infatti dopo sei minuti il treno entrava trionfalmente nella stazione di Bologna.
Terminato lo spettacolo della signora che insultava noi,le ferrovie, e gli uomini in genere,ci siamo riuniti tutti e sette al caffè.
"io dovevo fermarmi a Parma" ho detto.
"Io a Piacenza".."Io a Reggio Emilia"..."Io a Modena"..."Io a Lodi".."Io a Fidenza".."Ed io a Codogno" hanno detto gli altri.
"Però vale la pena di perdere una mezza giornata e magari qualche centinaio di lire,pur di non perdere uno spettacolo come questo!" ho concluso io e tutti mi hanno dato ragione.
Il che è bello ed istruttivo.
Così il racconto. Diceva un tale che se esistono le zanzare,le pulci, i pidocchi,ecc. un motivo vi sarà. E così sarà anche per certe signore, che esistono veramente.