In attesa dell'intervento di chi è più esperto di me, riporto quanto trovato in merito sul libro del 1924 "La locomotiva a vapore" di Carlo Abate a pagina 490
(libro attualmente scaricabile a questo indirizzo:
http://digit.biblio.polito.it/1116/1/locomotiva%20pagine%20doppie.pdf - occhio che sono quasi 300 MB)
Il freno a vapore è applicato guasi esclusivamente su locomotive destinate alle manovre di stazione, dati i frequenti arresti cui esse sono soggette, che risulterebbero molto onerosi pel personale se continuamente effettuati con freni a mano.
Attraverso uno speciale rubinetto ed un tubo di piccolo diametro si fa passare il vapore in un apposito cilindro, determinando lo spostamento di uno stantuffo il quale spinge a sua volta i ceppi a stringersi contro le ruote.
Il vapore utilizzato deve essere convenientemente laminato per ridurre la pressione, affinchè l'applicazione del freno non abbia luogo bruscamente; ed è perciò che il tubo di condotta ed il rubinetto di presa sono di dimensioni ridotte. Cessata l'azione del vapore, i ceppi riprendono la posizione primitiva o pel proprio peso o per l'azione di molle.
Sono munite di freno a vapore, ad es., le locomotive gr. 835 delle Ferrovie dello Stato italiano.
In anni successivi il freno a vapore è stato verosimilmente sostituito da quello ad aria compressa Westinghouse. In ogni caso i 2 tipi di freno non possono coesistere sulla stessa locomotiva.
Visivamente una locomotiva col freno a vapore si dovrebbe poter distinguere facilmente da altra analoga con freno ad aria compressa per l'assenza della pompa Westinghouse.
Dovrebbe essere giunta ai nostri giorni col freno a vapore la 835.186 (conservata presso il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano).
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